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L'Avvocato dell'Atomo
12 maggio 2020
"Non sono contrario all'energia nucleare, ma in Italia finiremmo col farla gestire alla mafia!"
Oggi voglio affrontare quella che è forse l'obiezione più comune ai miei post in cui parlo di energia, ovvero l'idea che il nucleare non sia una cosa brutta e cattiva "di per sé", ma che sarebbe un'idea scellerata introdurre l'energia nucleare in Italia, in quanto:
1. Non saremmo in grado di gestirla - nemmeno siamo in grado di gestire le scorie di quel poco che abbiamo avuto negli anni '80.
2. L'incompetenza e il nepotismo - grazie al quale gli incompetenti in Italia spessissimo occupano posti di rilievo - renderebbero un reattore nucleare in Italia ad altissimo rischio di incidente.
3. C'è un rischio concreto di mala-gestione delle scorie radioattive, se non addirittura di infiltrazioni mafiose negli appalti per la gestione delle stesse.
4. L'Italia è zona sismica.
Nessuna di queste obiezioni è sensata, ovviamente, ma partiamo dall'inizio.
Prima di tutto, strano a dirsi, ma vero, l'Italia dal punto di vista della tecnologia nucleare è uno dei paesi più avanzati al mondo: il reattore di Trino Vercellese è stato per anni il più moderno del pianeta, con ingegneri che venivano dall'estero a visitarlo per copiare il progetto; sia la centrale di Trino sia quella di Caorso negli anni '80 stabilirono dei record mondiali per quanto riguarda l'operatività dei reattori (il che è indice di una manutenzione non ottima: eccellente); i laureati italiani in Ingegneria Nucleare trovano normalmente lavoro all'estero entro un mese dalla laurea (segno che le competenze tecniche nelle università italiane non mancano); e per finire una delle aziende leader mondiali nella componentistica per reattori nucleari è italiana (Ansaldo).
Inoltre l'ENEL è l'unica azienda elettrica al mondo che gestisce reattori nucleari di ben tre tipologie diverse, grazie alle quote che possiede nelle società elettriche Spagnola e Slovacca.
Che in Italia manchino le competenze, quindi, è banalmente falso.
Le competenze arrivano quando c'è modo di usarle.
Le susseguenti "morti" decretate per legge del nuclerare in italia hanno disperso il know how acquisito in quel momento storico ed hanno reso virtualmente "radioattiva" la carriera studentesca prima e professionale attorno all'energia nucleare a meno di avere già in testa il Punto Di Fuga dall'italico stivale.
Che a mio parere è il grande problema: il trionfo della mediocrità e del qualqunismo. In italia, giusto o sbagliato che sia, se qualcuno non dice che tu devi fare una cosa, non puoi farla, anche se hai i titoli e le attestazioni professionali per farlo. E in ambito tecnico, non è che la sola esperienza basta, occorre sapere bene che accidenti si sta facendo.
A questo va aggiunto che l'energia nucleare non è una tecnologia che un paese può realizzare in solitaria: vi sono precise norme internazionali, nonché un'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica preposta alla sorveglianza, che ha il potere di farti chiudere tutto se non rispetti i regolamenti - afferisce all'ONU, quindi può infliggere sanzioni e dichiarare l'embargo per quanto riguarda l'importazione del combustibile.
Un programma nucleare vede sempre una cooperazione internazionale a livello altissimo e una quantità di competenze messe in gioco altrettanto elevate, persino quando riguarda paesi del terzo mondo - figuriamoci l'ottava economia del pianeta.
Anche l'idea che gli italiani, in quanto italiani, farebbero tutto in barba alle regole, va quindi a scontrarsi con quella che è la realtà dei fatti: nessuno può fare niente in barba alle regole perché nessuno può fare niente senza il coinvolgimento di numerosi partner internazionali e di importanti enti di controllo.
... no? Vorrei capire chi riesce ad andare in cina a spiegare a loro "non potete fare così" senza farsi cacciare fuori a pedate o più economicamente essere ignorati. Esistono diversi paesi non europei che si son fatti il loro programma nucleare e a fronte della riottosità della comunità internazionale se ne sono strafregati per fare quanto poi abbiano ricevuto qualche bastoncino tra le ruote.
Il vero punto a favore del nucleare in Italia, però, è paradossalmente proprio quello della sicurezza del reattore e della gestione delle scorie. Toglietevi quell'espressione attonita dalla faccia e lasciatemi spiegare.
Supponiamo per assurdo che davvero esista una legge divina che fa sì che in Italia le cose si facciano necessariamente "male", e quindi che il rischio di incidente con dispersione di radiazioni e/o di contaminazione dovuta alla mala-gestione dei combustibili esausti sia maggiore che in altri paesi.
Se questa legge divina è valida, allora però deve essere valida per tutto, non solo per le centrali nucleari. Ne consegue che in Italia non dovrebbero esistere:
- un Ente Nazionale Idrocarburi: gli incidenti legati all'industria degli idrocarburi fanno molti più morti degli incidenti nucleari (es.: San Juanico 1984), sono molto più frequenti e, a differenza dell'energia nucleare, rendono davvero delle aree del pianeta inabitabili per secoli - vedi Jharia che brucia da 104 anni.
- stabilimenti chimici: l'industria chimica è molto più letale dell'energia nucleare (es.: disastro di Bhopal).
- una compagnia aerea: un singolo aereo che si schianta può fare migliaia di vittime, più di tutti gli incidenti radiologici della storia - Alitalia brucia milioni di euro, ma sotto il profilo della sicurezza non le si può rimproverare nulla (sarà che opera, giustappunto, sottoposta a rigidi regolamenti internazionali?).
- ospedali: diverse tecniche di diagnostica per immagini richiedono materiali radioattivi, e lo stesso vale per le radioterapie; materiali radioattivi implicano rifiuti radioattivi, che vanno smaltiti adeguatamente, e quando non lo si fa può anche capitare che muoiano delle persone (es.: incidente di Goiânia).
- qualunque tipo di industria siderurgica, farmaceutica o tecnologica, incluse centrali elettriche solari o eoliche: ognuna di queste industrie produce infatti rifiuti tossici, molto più letali della maggior parte dei prodotti di fissione.
- dighe per l'energia idroelettrica: il disastro del Vajont ha fatto almeno tre volte i morti di Chernobyl (e sto esagerando le stime dei morti di Chernobyl); il disastro di Banqiao in Cina ha fatto addirittura 85 volte i morti del Vajont, è evidente che si tratterebbe di una tecnologia troppo pericolosa per noi.
- etc.
Non ho capito: gode nel mettersi in cacchina da solo, citando i morti del Vajont con "appena" una montagna rovesciata nell'invaso come superiori al più grosso incidente nucleare della storia a pari merito con Fukushima Daichi? (non è una opinione mia, sono gli unici eventi che hanno scatenato la classificazione più elevata per gli incidenti nucleari).
Tra le altre cose s'è dimenticato un microscopico dettaglio: ci sono più industrie "siderurgica, farmaceutica o tecnologica, [snip] chimica" che centrali nucleari a livello mondiale. Per non parlare degli aerei di linea. Quindi... Se tra due categorie di siti a rischio ne hai da un lato un milione, dall'altro uno solo, ci sta che numero di incidenti, numero di feriti, numero di morti e conseguenze nefaste siano superiori... Banalmente perchè ci sono più possibilità che avvengano.
D'altro canto, essendo ad alto rischio (diverso da pericolosità) il singolo sito, si è più maniacali, insistenti, e... spendaccioni nel creare misure in grado di ridurre, contenere e gestire le possibili problematiche. No?
Stranamente però chi crede nella legge divina per cui "in Italia le cose si fanno male", solitamente si fa andare bene tutte queste cose, e resta contrario solamente all'energia nucleare.
Come mai?
La risposta che viene data, nella maggior parte dei casi, è che un incidente nucleare e/o una mala-gestione delle scorie radioattive sarebbero enormemente più pericolosi rispetto ai rischi relativi ad altre tecnologie.
Peccato che invece sia esattamente il contrario.
Nonostante il terrorismo psicologico che è stato fatto dal 1986 ad oggi, il numero reale di vittime di Chernobyl è stimabile nell'ordine delle centinaia, come abbiamo visto nelle scorse settimane esaminando i dati scientifici dell'UNSCEAR e della Chernobyl Tissue Bank.
Ma Chernobyl non è solo stato l'unico incidente nucleare che ha causato delle vittime: è anche andato molto vicino ad essere il peggior incidente nucleare possibile. Infatti le radiazioni che possono venire disperse nel fallout successivo ad un incidente possono al massimo coincidere col 100% dei prodotti di fissione generati all'interno del reattore, che possono essere pari al massimo al 100% della massa del fissile iniziale, e quindi al 5% della massa del combustibile totale - il resto può fondere e restare radioattivo e pericoloso, ma non si disperde nell'aria. A Chernobyl la frazione massica del combustibile dispersa sotto forma di prodotti di fissione è stata del 3,5%, il che significa che il "margine di peggioramento" rispetto a Chernobyl può essere al massimo del 40%, non oltre. Se paragoniamo questa eventualità al caso peggiore di incidente in un'industria chimica o al crollo di una diga, è evidente che dovremmo essere tutti a manifestare a favore del nucleare: almeno limiteremmo i danni (e tutto questo al netto del fatto che è fisicamente impossibile che in un reattore moderno succeda quello che è successo a Chernobyl).
Io non metterei limiti alla stupidità e al delirio d'onnipotenza umano. E' assolutamente possibile che si ipotizzino scenari di emergenza, che si scelga di testare le contromisure se funzionano, che arrivi un dirigente testadicazzo che minacci di licenziare quello che ha più sale in zucca e che non ha le palle di stenderlo con un randello, legarlo, imbavagliarlo e chiamare le autorità per farlo arrestare per tentata strage.
Il problema ad ora non ancora risolvibile sia con i residui della medicina nucleare che del combustibile fissile che delle conseguenze di alcuni brutti incidenti è che delle sostanze sono particolarmente emissive di radiazione e lo faranno per
tanto tempo. E per tanto non dico 1500 anni, ma... miliardi. Citiamo 3 sostanze, non tutte correlate alla fissione nucleare:
uranio-238 4.47 miliardi di anni
uranio-235 0.704 miliardi di anni
torio-232 14.1 miliardi di anni
Non è detto che le radiazioni di queste sostanze a lunga emivita siano ampie come diffusione, nè tanto letali come potenza di emissione o penetrazione nei tessuti, ma resta il fatto che a parte spararle nello spazio, puoi solo chiuderle in contenitori che
speri non si guastino e cercare di costruire attorno a questi sufficienti pelli per poter vincere il passare del tempo. Ma come qualcuno di competente disse "tutto si trasforma", anche il calcestruzzo rinforzato con molte cose fighe.
La fissione e gli incidenti nucleari non è detto che producano questi sottoprodotti con così tanta emivita. Ma ce ne sono diversi come il plutonio 239 che hanno tempi di dimezzamento di 34.000 anni. Io spero che prima o poi si possa arrivare ad ottenere energia elettrica dalla bassa radioattività... Così da poter sfruttare molto a lungo questi scarti di fissione come pile nucleari. Vi immaginate un powerbank che dura un millennio?
Come scriveva Michael Schellenberger sul New York Times un anno fa: proprio la densità di energia del nucleare è la ragione della sua sicurezza intrinseca, perché nello scenario catastrofico di una dispersione di materiali pericolosi, una centrale nucleare è quella che ne contiene sicuramente di meno, visto che un chilogrammo di Uranio fornisce la stessa energia di mille tonnellate di propano.
E Schellenberger non è proprio un cretino: è stato sulla copertina di Times Magazine come "eroe dell'ambiente", è riconosciuto come uno dei più importanti ambientalisti al mondo e scrive sui più accreditati organi di stampa del pianeta.
Oddio... Immetti sufficiente idrogeno nell'atmosfera poi sfodera una fiamma libera. Vedrai un botto planetario. Mi sembra un ragionamento palesemente del dolce prepuzio umano.
E per le mille tonnellate di propano... Qualcuno ricorda quanto ne trasporta una nave petroliera? Giusto per farsi un'idea...
Lo stesso ragionamento si applica alle scorie radioattive: posto che stiamo sempre ragionando per assurdo, se io dovessi scegliere tra far gestire alla camorra 700 tonnellate di scorie radioattive (quante ne produrrebbe l'intera Italia in un anno se generasse il 75% della sua energia col nucleare), oltretutto solide, o i dieci milioni di tonnellate di rifiuti tossici industriali (molto spesso liquidi) che produciamo adesso, sceglierei sicuramente la prima: se anche infatti ritenessi le radiazioni pericolosissime parliamo comunque di quantità diecimila volte inferiori (e in realtà il combustibile esausto è molto meno pericoloso di molti agenti chimici utilizzati nella raffinazione degli idrocarburi, come ad esempio l'isocianato di metile, l'acido fluoridrico, il propilene, etc.).
Persino le rinnovabili, a parità di energia prodotta, producono un ammontare di rifiuti non riciclabili 300 volte superiore a quello dell'energia nucleare, secondo uno studio di Environmental Progress.
Appare dunque chiaro che la paura del nucleare in Italia è figlia non tanto della diffidenza verso la nostra stessa natura, ma verso la tecnologia in generale: tolleriamo tranquillamente l'esistenza di centrali a gas, ospedali, aerei, industrie e dighe, e il pensiero di un possibile disastro o di una possibile contaminazione ambientale da rifiuti tossici non turba le nostre giornate, perché a tutto questo siamo abituati. Il nucleare invece spaventa perché è una tecnologia nuova e sconosciuta, e questo è il vero problema in Italia: che siamo un paese di NIMBY, conservatori e spaventati dalla scienza - e questo è il motivo per cui anche le scorie di Trino e quelle prodotte dai reparti di radiologia degli ospedali non sappiamo dove metterle: non è che manchino i posti o che siano impossibili da gestire, è che nessuno le vuole vicino a casa propria perché tutti ne hanno un ingiustificato timore.
E' un po' più complicato di così
Ehi, ma aspetta un momento: e la sismicità? Non me l'ero scordata, ma tralasciando il fatto che in Italia esistono anche zone non sismiche, la risposta a questa obiezione è costituita da una sola parola: Onagawa.
La centrale nucleare di Onagawa è stata costruita in Giappone negli anni '80 e si trova a nord di Fukushima. Rispetto a quest'ultima, Onagawa era più vicina all'epicentro del terremoto del Tohoku, ed è stata investita con una potenza ancora maggiore dallo tsunami, ma non ha subito alcun danno, essendo stata costruita 20 anni dopo Fukushima e quindi con criteri di sicurezza più moderni.
Se consideriamo che dalla costruzione di Onagawa sono passati altri 40 anni, in cui le tecnologie antisismiche sono avanzate ulteriormente, e che la sismicità in Italia non è nemmeno lontanamente paragonabile a quella giapponese (il terremoto del Tohoku è stato il quarto più potente mai registrato, trentamila volte più violento di quello che ha raso al suolo l'Aquila), è evidente che anche per quanto riguarda i terremoti non abbiamo nulla da temere: oggi un sisma in grado di danneggiare un reattore nucleare dovrebbe essere così potente da spazzare via ogni forma di vita umana nella regione in qualunque caso.
Secondo Wikipedia, Onagawa è stata avviata 15 anni dopo Fukushima Daichi (1 giugno 84 attivazione primo reattore). Il terzo reattore di Onagawa è stato costruito come prototipo della centrale di Higashidori. Il primo avviato nel 2002, il secondo nel 2005.
Ma vorrei dire... Che tanto Fukishima quanto Onagawa quanto Higashidori sono state fatte da
giapponesi non da Italiani. Che nonostante nel 2005 a Fukushima non fosse ancora successo nulla,
hanno continuato a svilupare e pensare centrali resistenti a sismi e a maremoti. Non hanno fermato la tecnologia e le idee a metà degli anni '70, anche se dopo il botto del 2012 pure il giappone (popolo) ha cominciato a dire "momento momento momento momento momento" alla Peter Griffin per l'energia nucleare.
Quindi ripeto quel che ho scritto sopra: teniamo fuori la popolazione italiana e facciamo gestire, manutenere e riparare questo tipo di strutture NON ad italiani. E non perchè non penso possiamo arrivare ad avere ingegneri civili, strutturisti, industriali, nucleari, del rischio, gestionali o maestranze con una sufficente preparazione tecnica, pratica, indottrinamento attitudinale per costruire e manutenere una centrale nucleare in modo esemplare. Sono convinto che nascosti in mezzo alle suocere inviperite del covone del fieno italia ci sono un sacco di persone che sarebbero orgogliose di lavorare in un posto che produce così tanta potenza. Non dico che arriva al piacere personale di avere un certo stemma sull'uniforme lavorativa ma...
Il problema è il resto del covone di fieno, buco di kulo di paesino che è l'italico stivale. Dove tra maniche, ammaniche e circoli, prima o poi qualcuno sbagliato in quei posti ci finisce. Con il rischio di trovarci un novello Anatolij Djatlov nel posto sbagliato.
Il nucleare può essere a sufficiente basso rischio. Ma nel post-sbornia di Fukushima e nell'attuale sbornia di emissioni ed ecosostenibilità non sarà per decenni sufficientemente a basso costo.
Incidentalmente, 10 anni di storia hanno portato ad un discreto miglioramento dei consumi energetici. Tanto per fare un ragionamento ottuso, è vero che ora esistono CPU consumer che succhiano da sole 150W, ma la media balla tra i 35 ed i 65w, con gli alimentatori che si sono ridotti da 230W a circa 160 nei compuer business. Alcuni ancora meno.
Il nuclerare tornerà presto alla ribalta, a mio parere, perchè elettrificare il trasporto privato dell'europa e di tante altre nazioni non si potrà fare senza incrementare la produzione elettrica...
Il nucleare è la forma di energia più sicura che abbiamo a disposizione, nonché la più potente e quella a più basso impatto ambientale. Anche in Italia.
Azzì. T'appelli "L'Avvocato dell'Atomo" grazie al cactus che scrivi una roba simile. Ma Sicura non si può leggere. E a più basso impatto ambientale... è un po' più complicato di così.