Tuttavia, l'uovo non fece che diventare sempre più grande e sempre più grosso e assumere un aspetto sempre più umano: era ormai giunta a pochi metri di distanza, quando Alice si accorse che aveva occhi, naso e bocca; e quando gli fu del tutto vicina, vide chiaramente che si trattava di Humpty Dumpty in persona. - Non può essere altro che lui - disse fra sé e sé. - Ne sono sicurissima, come se avesse il nome scritto tutt'intorno alla faccia -.
Ce l'avrebbero potuto scrivere facilmente almeno un centinaio di volte, su quell'enorme faccione. Humpty Dumpty se ne stava seduto, con le gambe incrociate come un turco, sopra un muretto piuttosto alto - così stretto che Alice non capiva come facesse a stare in equilibrio - e poiché lui teneva lo sguardo fisso da un'altra parte e non la guardava per niente, pensò che tutto sommato, forse non era altro che un fantoccio imbottito.
- È preciso identico a un uovo, per davvero! - disse a voce alta, mentre stava pronta con le mani ad afferrarlo, poiché si aspettava da un momento all'altro di vederlo cadere.
- È una vera provocazione - disse Humpty Dumpty dopo un lungo silenzio e senza guardare in direzione di Alice, - sentirsi dare dell'uovo - veramente -
- Ho detto che sembra un uovo, signore - spiegò Alice gentilmente.
- E certe uova sono molto belle - aggiunse, sperando di riuscir a far passare la sua osservazione per un complimento.
- Certa gente - ribatté Humpty Dumpty, continuando a guardare dall'altra parte, - non ha più giudizio di un neonato!
-Alice non sapeva cosa replicare: non si trattava di un dialogo vero e proprio, pensò, perché lui non parlava mai direttamente con lei; in effetti, quell'ultima osservazione sembrava che l'avesse fatta a un albero -allora se ne stette ferma e cominciò a recitare quietamente fra sé:
Humpty Dumpty sul muro era seduto
Humpty Dumpty dal muro era caduto.
Con tutti i suoi cavalli
e con tutti i suoi fanti
nemmeno il Re poté
rimettere Humpty Dumpty su quel muro ove era seduto.
- L'ultimo verso è troppo lungo - aggiunse, quasi parlando a voce alta, dimenticandosi che Humpty Dumpty poteva sentirla.
- Non startene lì in piedi a parlare da sola - disse Humpty Dumpty guardandola per la prima volta, - ma dimmi piuttosto il tuo nome e cosa ci fai qui -.
- Il mio nome è Alice, ma -
- Che nome stupido! - la interruppe Humpty Dumpty spazientito.
- Che cosa significa? -
- Un nome deve avere significato? - Chiese Alice dubbiosa.
- Certamente - rispose Humpty Dumpty con una risatina; - il mio nome significa la forma che ho - una gran bella forma, - tra l'altro. Con un nome come il tuo, potresti avere grosso modo qualsiasi forma -.
- Perché se ne sta seduto qui fuori tutto solo? - Domandò Alice, che non voleva mettersi a litigare.
- Bé, ma perché qui non c'è nessuno! - Esclamò Humpty Dumpty.
- Credevi che non sapessi rispondere a una domanda come questa? Provane un'altra -
- Non crede che sarebbe più sicuro per terra? - Continuò Alice, non certo con l'intenzione di proporre un indovinello, ma solo perché era sinceramente in ansia per quella strana creatura.
- Quel muro è tanto stretto! -
- Che indovinelli tremendamente facili fai tu! - Brontolò Humpty Dumpty. - Non credo proprio che sarei più sicuro per terra! Ah, se dovesse mai capitarmi di cadere - il che è assolutamente improbabile - ma se dovesse capitarmi - E qui si corrucciò, increspando le labbra con un'espressione così solenne e grave che Alice si trattenne a fatica dal ridere. - Se mi capitasse di cadere - soggiunse - il Re mi ha promesso - ah, puoi impallidire finché ti pare! Non te l'aspettavi, eh? Il Re mi ha promesso - lui in persona - di - di -
- Di mandare tutti i suoi cavalli e tutti i suoi fanti - Lo interruppe Alice, piuttosto avventatamente.
- Questo è troppo, vivaddio! - Esclamò Humpty Dumpty in un improvviso scoppio di collera. - Hai origliato alle porte - dietro gli alberi - dentro i camini - altrimenti non l'avresti mai saputo! -
- Non è vero, glielo assicuro! - Rispose Alice molto garbatamente.
- L'ho trovato su un libro -.
- Ah, beh! Sui libri scrivono di queste cose - Disse Humpty Dumpty con un tono più pacato. - La chiamate storia d'Inghilterra, già. Allora, guardami bene! Io sono uno che ha parlato con un Re; un altro come me magari non l'incontri più; e per dimostrarti che non pecco d'orgoglio, ti concedo di stringermi la mano! - E fece un largo sorriso, che gli andava da un orecchio all'altro, mentre si chinava in avanti (stava quasi per cadere) e porgeva la mano ad Alice. Lei lo guardò piuttosto preoccupata, mentre contraccambiava. - Gli basterebbe fare un sorriso un tantino più largo e gli angoli della bocca finirebbero per incontrarsi dietro la testa - pensò, - ma a quel punto non saprei che cosa ne sarebbe della sua testa! Ho paura che finirebbe per perderla! -
- Si, tutti i suoi cavalli e tutti i suoi fanti - aggiunse Humpty Dumpty -. - Mi rimetterebbero in piedi in un attimo, certo! Comunque, questa conversazione sta andando a un ritmo troppo veloce: torniamo indietro alla penultima osservazione -.
- Purtroppo non me la ricordo più - rispose Alice con molto garbo.
- In tal caso, riincominciamo da capo - disse Humpty Dumpty.
- Adesso tocca a me introdurre un argomento - (Ma parla come se fosse un gioco! - pensò Alice). - Eccoti pronta una domanda. Quanti anni hai detto che avevi? -
Alice fece un rapido calcolo e disse: - Sette anni e sei mesi -.
- Sbagliato! - Gridò Humpty Dumpty, trionfante. - Non me l'avevi mai detto! -
- Credevo che lei intendesse "Quanti anni hai?" - Spiegò Alice.
- Se avessi inteso dire quello, avrei detto quello - disse Humpty Dumpty.
Alice non aveva voglia di incominciare un altro litigio, e non disse niente.
- Sette anni e sei mesi! - ripeté Humpty Dumpty, cogitabondo.
- Un'età molto scomoda. Guarda, se tu ti fossi rivolta a me per un consiglio ti avrei detto "A sette, lascia perdere" - ma ormai è troppo tardi -.
- Non chiedo mai consigli su come si fa a crescere - rispose Alice indignata.
- Troppo orgogliosa? - volle sapere l'altro.
A questa insinuazione, Alice si indignò ancora di più.
- Intendo dire - spiegò, - che non si può fare a meno di crescere.
- Da soli forse non si può - disse Humpty Dumpty; - ma in due, si. Se qualcuno ti dava una mano avresti potuto smettere a sette anni-
- Che bella cintura avete! - osservò improvvisamente Alice.
(L'argomento dell'età era esaurito, secondo Alice, e se davvero dovevano scegliere a turno l'argomento della conversazione, adesso toccava a lei). - O forse - si corresse, ripensandoci, - è una bella cravatta - ma no, è una cintura - oh, mi scusi, la prego! -Aggiunse, desolata, perché Humpty Dumpty aveva assunto un'aria terribilmente offesa, e lei cominciò a pentirsi di aver scelto quell'argomento.- Se soltanto sapessi - pensò fra sé e sé, - dove finisce il collo e dove comincia il petto! -
Humpty Dumpty era visibilmente furioso, anche se non disse una parola per un minuto o due. Quando finalmente riprese a parlare, gli uscì un cupo brontolio.
- È una - provocazione - vera e propria - disse infine, - non saper distinguere una cravatta da una cintura! - So che è molto stupido da parte mia - disse Alice, con un tono così umile che Humpty Dumpty si raddolcì.
- È una cravatta, cara, una bella cravatta, come hai detto tu.
È un regalo, e della regina Bianchi. Ecco! -
- Davvero? - Fece Alice, assai contenta di aver scelto l'argomento giusto, dopo tutto.
- Me la diedero - continuò Humpty Dumpty cogitabondo mentre accavallava una gamba sull'altra e con le dita intrecciate stringeva il ginocchio fra le mani, - me la diedero come regalo di non compleanno -
- Come, scusi? - fece Alice con un'aria perplessa.
- Non sono offeso - replicò Humpty Dumpty.
- Voglio dire, che cos'è un regalo di non compleanno? -
- Un regalo che non viene dato il giorno del compleanno, evidentemente -.
Alice ci pensò sopra. - Preferisco i regali di compleanno - disse infine.
- Non sai di cosa stai parlando! - Esclamò Humpty Dumpty.
- Quanti giorni ci sono in un anno? -
- Trecentosessantacinque - rispose Alice.
- Quanti compleanni hai? -
- Uno -
- E se fai trecentosessantacinque meno uno, cosa resta? -
- Trecentosessantaquattro, naturalmente -
Humpty Dumpty aveva un'aria dubbiosa. - Voglio vederlo scritto nero su bianco - disse.
Alice non poté fare a meno di sorridere, mentre estraeva la sua agenda per gli appunti e scriveva la sottrazione per lui:
365-1 = 364
Humpty Dumpty prese l'agenda e la guardò con grande attenzione.
- Mi sembra giusta - Cominciò.
- Ma la tiene capovolta! - lo interruppe Alice.
- Hai proprio ragione! - esclamò Humpty Dumpty allegramente, mentre Alice gliela raddrizzava. - C'era qualcosa di strano. Come ti ho detto, mi sembrava che fosse giusta - anche se in questo momento non ho il tempo di controllarla a dovere - e questo dimostra che ci sono trecentosessantaquattro giorni nei quali puoi avere un regalo di non compleanno -
- Certamente - disse Alice.
- E soltanto un giorno per i regali di compleanno, hai capito? Hai di che gloriarti! -
- Non capisco di che cosa devo gloriarmi - disse Alice
Humpty Dumpty sorrise con aria di superiorità.- È naturale che tu non lo sappia...finché non te lo dico io. Intendevo dire - eccoti un bell'argomento decisivo. - Ma "gloria" non significa un bell'argomento decisivo, - obiettò Alice. - Quando io uso una parola, - disse Humpty Dumpty in tono alquanto sprezzante, - essa significa esattamente ciò che io voglio che significhi...né più né meno. - Qui sta il problema, - disse Alice - se voi potete fare si che le parole significhino cose differenti. - Il problema è, - disse Humpty Dumpty, - chi deve essere il padrone...ecco tutto. Alice era troppo perplessa per parlare, così dopo un minuto Humpty Dumpty ricominciò. - Alcune di loro hanno un carattere...soprattutto i verbi, che sono i più superbi...con gli aggettivi puoi fare ciò che vuoi, ma non con i verbi...comunque, io so comandarle tutte! Impenetrabilità! Ecco cosa intendo io!
- Vorreste spiegarmi, per favore - disse Alice, - che cosa significa - ora parli da bambina ragionevole, - disse Humpty Dumpty con aria molto soddisfatta. - Con "impenetrabilità" io intendevo dire che di quel soggetto ne abbiamo abbastanza e tanto varrebbe che tu dicessi che cosa vuoi fare dopo, poiché suppongo che tu non intenda fermarti qui per tutto il resto della vita.
- Una parola può avere tanti significati, disse Alice in tono assorto. - Quando faccio fare a una parola un simile lavoro - disse Humpty Dumpty, la pago sempre sempre di più. - Oh disse Alice! Troppo sbalordita per fare una qualunque osservazione. - A, dovresti vederle quando mi vengono incontro il sabato sera, - continuò Humpty Dumpty, scuotendo gravemente la testa, - per ritirare la paga. (Alice non osò chiedere con che cosa le pagava, e quindi io non lo posso dire a voi). - Sembra che siate molto esperto, signore - disse Alice. - Vorreste gentilmente spiegarmi il significato della poesia "Jabberwocky"? - Sentiamola, - disse Humpty Dumpty. - So spiegare tute le poesie che siano mai state inventate...e molte di quelle che non sono ancora state inventate. Questo dava delle speranze ad Alice che recitò i primi versi:
Era rombo ed i fangagili chiotti
Girascavano e succhiellavano i pratiali:
Tutti erano infoli i cenciopi,
E lo spirdito primaticcio murpissi.
- Questo basta per incominciare - la interruppe Humpty Dumpty - ci sono molte parole difficili. Rombo significa le quattro del pomeriggio, quando comincia a rosolare la cena. - Lo so fare molto bene, disse Alice: - e fangagili? - beh, fangagili vuol dire fangosi e agili. Agili qui ha lo stesso significato di attivi. Vedi, è come un attaccapanni...ci sono due significati appesi alla stessa parola.
- Ora è chiaro, - disse Alice pensosa: - e che cosa sono i chiotti?
- I chiotti sono un po' come i tassi...ma assomigliano alle lucertole...e hanno qualcosa in comune con i cavatappi. - Devono avere un aspetto assai bizzarro. - Sono bizzarri si, - disse Humpty Dumpty. - Fanno addirittura i loro nidi sotto le meridiane...si nutrono di formaggio. - E cosa vuol dire girascavano e succhiellavano? - Girascare significa girare continuamente, come un giroscopio. Succhiellare significa fare dei buchi come un succhiello. - Il pratiale è il prato artificiale intono a una meridiana, non è vero? Chiese Alice, sorpresa lei stessa della sua ingegnosità. - Naturalmente. Si chiama pratiale, come ben sai, perché si trova sia davanti che dietro la meridiana. - Ed inoltre anche ai lati per un ampio tratto, - aggiunse Alice. - Proprio così. Poi abbiamo infoli che significa frivoli e infelici (ecco un altro attaccapanni per te). Un cenciope è un uccellino male in arnese con le piume arruffate...qualcosa come un piumino vivente. - E gli spirditi primaticci? - Chiese Alice. - Ho paura di farvi troppe domande. - Beh, un primaticcio è una specie di maiale verde: ma spirdito non lo saprei definire con sicurezza. Penso che sia un'abbreviazione di sperduti spiriti...volendo sottintendere che hanno perduto la strada, sai. - E che cosa significa murpissi? - Vediamo...murpissare è qualcosa che sta tra il mugghiare e il fischiare, con una specie di starnuto nel mezzo, tuttavia non preoccuparti, forse avrai occasione di sentirlo laggiù nel bosco...e quando l'avrai udito sarai molto soddisfatta. Ma chi ti ha insegnato questa roba così difficile? - L'ho letta in un libro, - disse Alice. - Ma mi sono state recitate anche poesie molto più facili di questa, da Tweedledee, credo.
Quanto a poesie, sai, - disse Humpty Dumpty, tenendo una delle sue grosse mani, - io le so recitare esattamente come gli altri, se si presenta l'occasione...
- Oh, ma non è il caso! - Alice disse in fretta sperando di fermarlo.
- Il pezzo che sto per recitare, - egli proseguì, ignorando l'interruzione, - fu scritto interamente per divertirti.
Alice sentì che in tal caso doveva davvero ascoltarlo; perciò si sedette e disse in tono piuttosto mesto.
[...]
Ci fu una lunga pausa.
- È finita? - Alice chiese tranquillamente.
- È finita, - Disse Humpty Dumpty. - Addio.
Il commiato fu piuttosto brusco, pensò Alice: ma dopo una così evidente allusione al fatto che se ne doveva andare, ella sentì che non sarebbe stato educato rimanere. Perciò gli porse la mano.
- Arrivederci, al prossimo incontro! - disse il più allegramente possibile.
- Non ti riconoscerei, se ci incontrassimo ancora, - Humpty Dumpty rispose in tono scontento, porgendole un dito da stringere; - sei così esattamente uguale alle altre persone.
- Generalmente, è dalla faccia che ci si riconosce, - notò Alice pensosa.
- È proprio ciò di cui mi lamento, - disse Humpty Dumpty. - La tua faccia è come quella che hanno tutti...due occhi qui...-(segnandoli nell'aria col pollice) - il naso nel centro e sotto la bocca. Sempre la stessa. Ora, se tu avessi gli occhi tutti e due dalla stessa parte del naso, per esempio...o la bocca in alto...questo aiuterebbe un po' a farti riconoscere.
- Ma non starebbe bene a vedersi, - obiettò Alice. Ma Humpty Dumpty si limitò a chiudere gli occhi e a dire, - Aspetta di aver provato.
Alice attese qualche minuto per vedere se parlava ancora, ma visto che non apriva più gli occhi e non le prestava più attenzione, disse ancora una volta e, non ricevendo risposta, si allontanò lentamente: ma non poté fare a meno di dirsi mentre se ne andava. "Di tutta la gente deludente..." (lo ripeté ad alta voce, perché le procurava una grande soddisfazione dire una parola così lunga) - di tutte le persone deludenti che io abbia mai incontrato...- Ma non finì mai la frase, perché in quel momento un enorme fragore fece tremare la foresta da un capo all'altro.