Pontificare e propagandare. Vincenzo Borgomeo Ediscion
Inviato: gio ago 10, 2023 7:38 pm
Da circa 8 mesi, una testata web in precedenza diretta da un nome molto noto del giornalismo motorsport (Mauro Coppini) è passata di proprietà, finendo sotto all'egida di GEDI Digital, frangia digitale di Gedi gruppo editoriale SPA, i padroni tra gli altri di Repubblica, La Stampa, diversi altri quotidiani del nord italia, alcune radio tra cui Deejay, alcuni periodici.
Dal punto di vista delle dinamiche di mercato, non c'è di che stupirsi: il crollo verticale di quanto paghi la pubblicità negli ultimi anni ha portato il consolidamento in grossi gruppi editoriali di tantissime realtà, che spesso annoverano anche la concessionaria di pubblicità "stranamente in esclusiva" di tutte le branche del gruppo industriale. Perchè pagare una fattura ad altri quando la puoi pagare a te?
Con il cambio di padrone non è inusitato vedere un cambio di direzione: è prerogativa di chi ci mette il soldo e chi ha il potere decidere chi lo deve mettere in pratica presso un nuovo acquisto. Il nome ora sulla tolda del sito è Vincenzo Borgomeo.
Che più spesso che no pontifica (poi spiego il verbo) dalla propria direzione di direttore, pubblicando pezzi, a volte estremamente brevi, dove è frequente notare che... mettiamola così... Le società dei padroni di GEDI Editoriale SPA possano ben figurare e ben essere sostenute nelle loro istanze. Per chi ha qualche notorietà di società, basta scrivere Exor, per chi invece vuole qualche cognome... Elkann. Che attualmente significa "Agnelli".
Da diversi decenni, l'equilibrio e la misura sono passati di moda. La diffusione di notizie è sempre meno considerata, è più importante diffondere concetti, e semplificazioni, in modo tale che il pubblico sia correttamente "educato" a pensarla come la pensa il direttore. O l'azionista di maggioranza. O il presidente dell'azionista di maggioranza. Il che se vogliamo è legittimo, ad un certo punto: l'obbligo è di non dire menzogne (comprovabili), mica di essere equilibrati.
Dove fallisce però è la capacità di accettare feedback: se l'articolo è a firma del direttore, i commenti sono completamente disattivati. In altri articoli, sono presenti e moderati in modo semiautomatico. Esprimere critica spesso porta alla rimozione della visibilità del commento.
E da un lato il dott. Borgomeo lo capisco: internet è un postaccio, si riceve ormai una montagna di sterco anche se si è educati, equilibrati, arguti, analisti. Se si prende le parti (in modo difficilmente dubitabile) per una sola fazione del mondo sport e auto, il quantitativo di sterco potrebbe moltiplicarsi in modo imbarazzante. E non è detto che ci sia voglia, tempo, energie, personale (quindi denaro) per separare le critiche dallo sterco e dall'idiozia.
Dall'altro ricordo un altri direttori di testata anche digitale che... ci mettevano "la faccia" e si sono aperti alla critica: i due nomi che ho in mente sono Carlo Cavicchi e Mauro Tedeschini, che per quanto non si siano messi a "litigare" in diretta con chi gli ululava un "macheccacchiostaiaddì", ogni loro articolo portava alla generazione di un topic nel forum della testata, che dava qualcosa secondo me di molto prezioso alla testata stessa: un feedback dal loro pubblico.
Ciò avveniva in tempi meno generalisti di internet, dove lo sterco che una volta albergava nel tubo catodico ora arriva moltiplicato per vari ordini dalla molteplicità dell galassie disponibili alla interattività preclusa alla trasmissione monodirezionale come sono spesso le riviste, la TV, la radio. Oggi, essere su internet ha tra le prime voci "non morire dietro a spammer e troll".
Non c'è nulla di illecito, folle, incomprensibile in quanto deciso da FormulaPassion. Ma come ogni azione, anche questa comunica: non c'interessa il vostro pensiero.
E mi sembra quindi equo rispondere "non m'interessano le vostre revenue pubblicitarie".
Dal punto di vista delle dinamiche di mercato, non c'è di che stupirsi: il crollo verticale di quanto paghi la pubblicità negli ultimi anni ha portato il consolidamento in grossi gruppi editoriali di tantissime realtà, che spesso annoverano anche la concessionaria di pubblicità "stranamente in esclusiva" di tutte le branche del gruppo industriale. Perchè pagare una fattura ad altri quando la puoi pagare a te?
Con il cambio di padrone non è inusitato vedere un cambio di direzione: è prerogativa di chi ci mette il soldo e chi ha il potere decidere chi lo deve mettere in pratica presso un nuovo acquisto. Il nome ora sulla tolda del sito è Vincenzo Borgomeo.
Che più spesso che no pontifica (poi spiego il verbo) dalla propria direzione di direttore, pubblicando pezzi, a volte estremamente brevi, dove è frequente notare che... mettiamola così... Le società dei padroni di GEDI Editoriale SPA possano ben figurare e ben essere sostenute nelle loro istanze. Per chi ha qualche notorietà di società, basta scrivere Exor, per chi invece vuole qualche cognome... Elkann. Che attualmente significa "Agnelli".
Da diversi decenni, l'equilibrio e la misura sono passati di moda. La diffusione di notizie è sempre meno considerata, è più importante diffondere concetti, e semplificazioni, in modo tale che il pubblico sia correttamente "educato" a pensarla come la pensa il direttore. O l'azionista di maggioranza. O il presidente dell'azionista di maggioranza. Il che se vogliamo è legittimo, ad un certo punto: l'obbligo è di non dire menzogne (comprovabili), mica di essere equilibrati.
Dove fallisce però è la capacità di accettare feedback: se l'articolo è a firma del direttore, i commenti sono completamente disattivati. In altri articoli, sono presenti e moderati in modo semiautomatico. Esprimere critica spesso porta alla rimozione della visibilità del commento.
E da un lato il dott. Borgomeo lo capisco: internet è un postaccio, si riceve ormai una montagna di sterco anche se si è educati, equilibrati, arguti, analisti. Se si prende le parti (in modo difficilmente dubitabile) per una sola fazione del mondo sport e auto, il quantitativo di sterco potrebbe moltiplicarsi in modo imbarazzante. E non è detto che ci sia voglia, tempo, energie, personale (quindi denaro) per separare le critiche dallo sterco e dall'idiozia.
Dall'altro ricordo un altri direttori di testata anche digitale che... ci mettevano "la faccia" e si sono aperti alla critica: i due nomi che ho in mente sono Carlo Cavicchi e Mauro Tedeschini, che per quanto non si siano messi a "litigare" in diretta con chi gli ululava un "macheccacchiostaiaddì", ogni loro articolo portava alla generazione di un topic nel forum della testata, che dava qualcosa secondo me di molto prezioso alla testata stessa: un feedback dal loro pubblico.
Ciò avveniva in tempi meno generalisti di internet, dove lo sterco che una volta albergava nel tubo catodico ora arriva moltiplicato per vari ordini dalla molteplicità dell galassie disponibili alla interattività preclusa alla trasmissione monodirezionale come sono spesso le riviste, la TV, la radio. Oggi, essere su internet ha tra le prime voci "non morire dietro a spammer e troll".
Non c'è nulla di illecito, folle, incomprensibile in quanto deciso da FormulaPassion. Ma come ogni azione, anche questa comunica: non c'interessa il vostro pensiero.
E mi sembra quindi equo rispondere "non m'interessano le vostre revenue pubblicitarie".