Napolitano su Grillo: "Motivi di riflessione"
Inviato: gio mag 10, 2012 5:56 pm
segnalo questo articolo:
http://www.cadoinpiedi.it/2012/05/09/mo ... sione.html
di Claudio Messora - 9 Maggio 2012
Giorgio Napolitano dice che dalle urne escono "motivi di riflessione per le forze politiche, per i cittadini, per tutti", e lo dice nel contesto di una domanda dove gli si chiede conto del "boom di Grillo", alla quale risponde che l'unico boom che si ricordi è quello degli anni '60. Quando una circostanza genera motivi di riflessione significa sostanzialmente due cose: 1) è accaduto un fatto spiacevole 2) esiste una entità genericamente positiva che viene intaccata da questo fatto spiacevole. Altrimenti non ci sarebbe nessun motivo di riflessione o, al contrario, qualunque cosa potrebbe indistintamente esserlo.
Facciamo un esempio. Se Il Milan batte la Juve, non è che il capo della Lega Calcio si sogna di dire che dalla partita escono "motivi di riflessione". Altrimenti dovrebbe dirlo sempre, perché qualunque risultato, per i tecnici e per i tifosi, è comunque motivo di spunti, di analisi, di riflessioni (appunto). Se ciononostante, solo per "Milan - Juve", si parlasse di "motivi di riflessione", Galliani avrebbe buon gioco nel prodursi in una delle sue classiche mimiche facciali stralunate, perché un'affermazione del genere significa rimarcare un pericolo, e i pericoli devono essere evitati, perché sono portatori di eventi spiacevoli. Dunque, può l'eventualità che il Milan batta la Juve essere considerata un pericolo per il mondo del calcio nel suo complesso? Magari per la Juve, che persegue un interesse di parte, ma non per il mondo del calcio, perché lo sport si fonda sul principio della competizione, sana, dove ci si misura sul campo senza favoritismi. Altrimenti non è sport.
Come è possibile, dunque, che un presidente della Repubblica, figura garante del rispetto degli equilibri politici, per definizione super-partes, si riferisca ai risultati di una competizione elettorale come a qualcosa che deve generare "motivi di riflessione per le forze politiche, per i cittadini, per tutti"? Il fatto che i cittadini abbiano scelto di non premiare una forza politica, per esempio il PdL, e di premiarne un'altra, ad esempio il Movimento Cinque Stelle, può essere considerato un evento spiacevole? E perché mai tutte le forze politiche e tutti i cittadini dovrebbero riflettere? Forse dovrebbero riflettere i partiti che hanno visto un calo di consensi, e quella parte di cittadini che li hanno votati, ma non per esempio i movimenti che hanno visto aumentare i proprio consensi, né quei cittadini che glieli hanno attribuiti. Con tutta evidenza, questi ultimi hanno già riflettuto, altrimenti non avrebbero votato, e dal punto di vista della tendenza generale sembra che abbiano fatto le riflessioni giuste.
Un presidente della Repubblica che si pronuncia contro una parte crescente di cittadini che esprime una preferenza, e contro un movimento politico che quella preferenza riceve, è un presidente della Repubblica inadeguato a ricoprire il suo ruolo, una figura che non è più garante dei principi tutelati dalla Costituzione riguardo al diritto, che è di tutti, di godere di una proporzionata rappresentanza nelle istituzioni, sotto la tutela del capo dello Stato.
Un presidente della Repubblica che si esprime in questo modo, dovrebbe immediatamente lasciare il suo incarico e rassegnare le sue dimissioni dalla posizione più delicata e prestigiosa che il nostro ordinamento prevede.
http://www.cadoinpiedi.it/2012/05/09/mo ... sione.html
di Claudio Messora - 9 Maggio 2012
Giorgio Napolitano dice che dalle urne escono "motivi di riflessione per le forze politiche, per i cittadini, per tutti", e lo dice nel contesto di una domanda dove gli si chiede conto del "boom di Grillo", alla quale risponde che l'unico boom che si ricordi è quello degli anni '60. Quando una circostanza genera motivi di riflessione significa sostanzialmente due cose: 1) è accaduto un fatto spiacevole 2) esiste una entità genericamente positiva che viene intaccata da questo fatto spiacevole. Altrimenti non ci sarebbe nessun motivo di riflessione o, al contrario, qualunque cosa potrebbe indistintamente esserlo.
Facciamo un esempio. Se Il Milan batte la Juve, non è che il capo della Lega Calcio si sogna di dire che dalla partita escono "motivi di riflessione". Altrimenti dovrebbe dirlo sempre, perché qualunque risultato, per i tecnici e per i tifosi, è comunque motivo di spunti, di analisi, di riflessioni (appunto). Se ciononostante, solo per "Milan - Juve", si parlasse di "motivi di riflessione", Galliani avrebbe buon gioco nel prodursi in una delle sue classiche mimiche facciali stralunate, perché un'affermazione del genere significa rimarcare un pericolo, e i pericoli devono essere evitati, perché sono portatori di eventi spiacevoli. Dunque, può l'eventualità che il Milan batta la Juve essere considerata un pericolo per il mondo del calcio nel suo complesso? Magari per la Juve, che persegue un interesse di parte, ma non per il mondo del calcio, perché lo sport si fonda sul principio della competizione, sana, dove ci si misura sul campo senza favoritismi. Altrimenti non è sport.
Come è possibile, dunque, che un presidente della Repubblica, figura garante del rispetto degli equilibri politici, per definizione super-partes, si riferisca ai risultati di una competizione elettorale come a qualcosa che deve generare "motivi di riflessione per le forze politiche, per i cittadini, per tutti"? Il fatto che i cittadini abbiano scelto di non premiare una forza politica, per esempio il PdL, e di premiarne un'altra, ad esempio il Movimento Cinque Stelle, può essere considerato un evento spiacevole? E perché mai tutte le forze politiche e tutti i cittadini dovrebbero riflettere? Forse dovrebbero riflettere i partiti che hanno visto un calo di consensi, e quella parte di cittadini che li hanno votati, ma non per esempio i movimenti che hanno visto aumentare i proprio consensi, né quei cittadini che glieli hanno attribuiti. Con tutta evidenza, questi ultimi hanno già riflettuto, altrimenti non avrebbero votato, e dal punto di vista della tendenza generale sembra che abbiano fatto le riflessioni giuste.
Un presidente della Repubblica che si pronuncia contro una parte crescente di cittadini che esprime una preferenza, e contro un movimento politico che quella preferenza riceve, è un presidente della Repubblica inadeguato a ricoprire il suo ruolo, una figura che non è più garante dei principi tutelati dalla Costituzione riguardo al diritto, che è di tutti, di godere di una proporzionata rappresentanza nelle istituzioni, sotto la tutela del capo dello Stato.
Un presidente della Repubblica che si esprime in questo modo, dovrebbe immediatamente lasciare il suo incarico e rassegnare le sue dimissioni dalla posizione più delicata e prestigiosa che il nostro ordinamento prevede.