son stato a Rodi e devo dire che mi ha entusiasmato poco.
La città sembra antica, in realtà molto è stato ricostruito proprio dagli italiani durante il regime fascista che occupò l'isola.
La sporcizia e la trascuratezza sembrano un simbolo dell'isola.
Mare bello, ma niente che non si possa trovare in Sardegna o Calabria.
Conservo però il ricordo di un bell'incontro con un vecchietto che in un borgo di quattro case sperduto in fondo all'isola mi vide guardare la cartina cercando la strada e mi chiese cosa cercassi; pensavo fosse un vecchietto un pò rincoglionito così risposi "già trovato, grazie!"
"No no, tu stai cercando qualcosa. Chiedi a me e te lo spiego"
"Devo andare a Prassonissi"
"Allora, di qua, di là, di su di giù..."
"Oh, grazie mille!"
Metto la prima, faccio per partire poi mi fermo
"Senti, mi devi cavare una curiosità. Ma com'è che parli così bene l'italiano?!"
E così mi raccontò che quando gli italiani vennero sull'isola piazzarono lì nel borghetto dove stava lui una stazione dei carabinieri. Ma i carabinieri non parlavano greco e i locali non parlavano italiano. I bambini come sempre sono svegli e disponibili, così lui era diventato "l'ufficiale di collegamento". Gli avevano insegnato l'italiano, gli avevano dato un pò d'istruzione, lo trattavano bene.
Aveva voglia di parlare e di parlare in italiano, con l'orgoglio di essere ancora utile e addirittura di poter parlare una lingua straniera che gli era cara a tanti anni di distanza.
Ci salutiamo e penso "questo dopo... quani anni? almeno 70... cacchio, era la metà degli anni venti quando l'Italia era colonialista... insomma questo parla italiano senza accento e con la scioltezza di un madrelingua.. ma.... 1927... 2007... cavolo, ma deve avere almeno 87-88 anni!"
E' stato tutto così assurdo, veloce, casuale e al tempo stesso delicato e gentile che mi rimane ancora come un bel ricordo nel cuore, anche se lui ormai non ci sarà più
