L'università deve esser per chi ha voglia di farla, non puoi porre un limite, soprattutto a 18 anni dopo le superiori quando sei un ragazzetto: io ero una capra al liceo, all'università mi son laureato nei tempi e a pieni voti, si matura e cambia troppo in quell'età, definire il futuro di una persona in quel frangente è improponibile.tequi ha scritto:La verità è che l'università non può essere per tutti. Ci dovrebbe essere il numero chiuso in qualsiasi facoltà.
Se sei meritevole (uscito con voti alti dalle superiori) allora hai crediti e borse di studio, se non lo sei vai ad imparare un mestiere.
Siamo pieni di laureati che non hanno la minima idea di cosa voglia dire lavare. Conosco tantissime persone che hanno iniziato facoltà "difficili" e poi arrivati al punto di capire che non era per loro non hanno smesso ma hanno semplicemente ripiegato in quelle facoltà universalmente riconosciute come "sforna lauree".
Lasciamo perdere poi tutte quelle università private che sono nate negli ultimi anni..
Poi io sta cosa dei laureati che "pretendono" qualcosa la vedo semplicemente come normale, dove è il problema? Chi va a lavorare investe su una professione, chi decide di continuare a studiare investe su un futuro che vuole differente. Se un operaio si specializza per anni in un campo e poi gli offrono di andare a pulire i bagni, cosa fa, è contento e soddisfatto? é criticabile perchè "non vuole sporcarsi le mani"?
La laurea (escluse quelle prettamente specialistiche) serve in primis a formare l'individuo, non a dargli una preparazione prettamente tecnica. L'azienda che assume un laureato si aspetta non mera operatività, ma capacità di analisi delle dinamiche, una forma mentis differente, flessibilità mentale. Che poi molti scemi si laureano è vero, come molti operai son perfetti dementi, that's life.